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Perdita di capelli: quali sono le cause della caduta

 04 giugno 2018
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 Categoria: Salute
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 Scritto da: admin
perdita capelli

L'importanza del fattore ereditario e l'incidenza di ansia e stress sono alla base della perdita di capelli.


Vediamo insieme quali sono i farmaci anticalzie di nuova generazione, i pro e contro delle tante tipologie di trapianto, le differenze e analogie tra le capigliature europee, africane e asiatiche e gli sviluppi della ricerca nei prossimi anni.



Perchè si perdono i capelli e quando bisogna preoccuparsi?


Una perdita di capelli è normale. Un individuo sano ne perde dai 10 ai 50 al giorno. Il capello, infatti, cade quando il follicolo ha già prodotto un nuovo capello pronto a sostituirlo.


La perdita maggiore avviene in autunno, quando probabilmente i capelli pagano lo stress dovuto al Sole estivo. Bisogna cominciare a preoccuparsi quando il numero dei capelli che si perdono al giorno supera il centinaio.


Per verificare lo stato di salute della capigliatura il metodo migliore è ancora quello di guardare, al mattino, i capelli rimasti nel lavandino.


Il principale colpevole della calvizie, la cosiddetta alopecia androgenetica, è un ormone maschile, il diidrotestosterone (DHT), che ha origine dalla trasformazione del testosterone effettuata da un enzima chiamato 5-alfa reduttasi.


Il DHT durante la vita embrionale determina la differenziazione degli organi genitali maschili, ma dopo la nascita costituisce solo un fastidioso prodotto di scarto: nelle persone geneticamente predisposte ha l'effetto di atrofizzare i follicoli piliferi, causando la perdita di capelli. Lo studio delle prossime cure anticalvizie dovrà dunque passare di qui.


Come è fatto un capello?


Il capello è praticamente una struttura inattiva composta da cellule cheratinizzate (la cheratina è una proteina fibrosa) che hanno abbandonato i loro processi vitali. Il capello viene generato dal follicolo pilifero, un organo che ha sede nell'epidermide, lo strato superficiale della cute, e che è presente fin dalla nascita su tutto il nostro corpo a eccezione dei palmi delle mani e delle piante dei piedi.


Il capello è costituito dal fusto e da guaine che lo ricoprono. I problemi di doppie punte, o capelli che si spezzano facilmente o ancora di opacità dipendono dallo stato di salute di questo sistema di guaine, la cosiddetta cuticola. Il follicolo pilifero ha una sua ciclicità fatta di attività e riposo.


Inoltre i diversi follicoli non operano in maniera sincrona, ognuno lavora in modo indipendente. Mediamente nel cuoio capelluto il 90 per cento dei follicoli è in attività, il resto è a riposo.


Ecco perché i capelli non cadono insieme, come avviene invece in diversi mammiferi, dove il processo di sincronizzazione dell'intero ciclo consente che tutti i peli si rinnovano allo stesso tempo in concomitanza della muta.


Il ciclo vita del capello è caratterizzati da 3 fasi: la anagen (la cosidetta fase di crescita) è la più duratura dell'intero ciclo e quella che caratterizza la lunghezza del capello. Un capello cresce in media 1,5 centimetri al mese. La durata dell'anagen varia dai 3 ai 7 anni ed è regolata da fattori ereditari. Per questi limiti temporali i capelli non possono crescere oltre il metro circa nella vita di una persona.


Con il passare degli anni poi, la durata dell'anagen si riduce e con essa la lunghezza che i capelli possono raggiungere.


La catagen è la fase di transizione e dura appena 3-4 settimane. In questa fase il capello cessa la sua crescita, mentre il follicolo risale verso la porzione superficiale della cute dove comincerà la sua fase di riposo, il telogen. Questa ha una durata fissa di circa tre mesi, al termine della quale il follicolo riprende la sua attività producendo un pelo nuovo che fa cadere quello vecchio.



Il capello cambia nelle diverse popolazioni della Terra?


Esistono tre grandi famiglie di capelli: quella africana, quella caucasica, a cui appartiene il tipo europeo e quella asiatica. Il capello africano è molto più fragile e si spezza più facilmente rispetto a quello caucasico e quello asiatico.


L'Oréal, a Clichy in Francia, ha analizzato i capelli delle tre razze. Il risultato è stato che il capello africano, visto in sezione, presenta delle schiacciature, mentre il caucasico è ellittico.


Quello asiatico è perfettamente circolare. I capelli circolari sono quelli lisci per eccellenza, addirittura difficili da pettinare. Quelli schiacciati e leggermente torti su se stessi assumono un aspetto riccio. Per questo tra gli africani è frequente la capigliatura riccia mentre tra gli asiatici è pressoché presente solo la tipologia liscia.



Cosa protegge i capelli della donna?


Sono gli estrogeni, gli ormoni femminili, che favoriscono la crescita dei capelli e, di conseguenza, ci sono due momenti certi di crisi: dopo il parto e durante la menopausa, quando il livello di estrogeni scende.


Che cosa fa bene ai capelli, sia a scopo preventivo che curativo? Certamente l'alimentazione ricca di quegli amminoacidi essenziali (i costituenti delle proteine reperibili per esempio in uova, carne e latte) che rientrano nella composizione del capello e quindi lo migliorano; vitamine (B, E, H) , contenute in frutta e verdura, e ferro.


La pillola anticoncezionale, come la gravidanza migliora moltissimo grazie agli estrogeni il fusto dei capelli in quanto allunga le fasi di crescita, sincronizzandole. Per questo quando si sospende la pillola, o si partorisce, molti capelli cadono in quanto un gran numero di essi raggiungono simultaneamente la fase di telogen (caduta).


Ma dopo 3-4 mesi tutto torna normale. Meno noto è l'effetto negativo su alcune persone, maschi e femmine, di farmaci abbastanza comuni quali antitiroidei, anticoagulanti, beta-bloccanti, anti-colesterolo, come pure un eccesso di integratori a base di vitamina A e betacarotene.



Quali medicinali usare per fermare la caduta?


I prodotti applicati sullo stelo dei capelli, come shampoo, balsami e impacchi svolgono una azione estetica pulendo, lucidando e ammorbidendo la cuticola, ma non possono avere un'azione curativa dato che le cellule dei capelli sono già morte.


Se si vuole interrompere la caduta o favorire la ricrescita bisogna agire sulla funzioni del follicolo pilifero che, pur essendo invisibile, è l'unica struttura viva dei capelli.


Gli unici due farmaci che hanno una azione diretta contro la alopecia androgenetica, e non su tutte le persone, sono quelli a base di finastelide e di minoxidil.


La prima è una molecola usata inizialmente per la cura dell'ipertrofia della prostata, da un anno però s'è cominciato a impiegarla anche per i suoi effetti contro la caduta dei capelli.


Si tratta di un enzima inibitore, la sua azione infatti è quella di bloccare l'enzima 5-alfa reduttasi responsabile della trasformazione del testosterone in diidrotestosterone. Si somministra per bocca e gli effetti si vedono solo dal terzo mese.


Il minoxidil invece, una molecola originariamente usata contro l'ipertensione, agisce probabilmente sulla regolazione dei cicli biologici a livello del follicolo. Ancora oggi infatti non si conosce esattamente il suo meccanismo di azione. Gli effetti positivi del farmaco, da somministrare come lozione, cominciano a vedersi dopo almeno quattro mesi e cessano progressivamente una volta terminato il trattamento. Una cura a base di minoxidil deve dunque durare nel tempo.


Il trapianto: è una soluzione?


Ci sono vari tipi di intervento, ma nessuno regala una capigliatura simile a quella perduta. L'impianto di capelli sintetici dà risultati abbastanza scadenti, a causa di frequenti problemi di rigetto. Non a caso le autorità sanitarie americane (FDA), ne hanno vietato l'uso.


Quanto all'autotrapianto, l'intervento detto «a isola» è adatto per chi ha una calvizie molto estesa. Il chirurgo preleva delle zone posteriori di cuoio capelluto che contengono 12-18 capelli ciascuna, e le impianta nella zona dove mancano i capelli. Si può dover ricorrere anche a 5-7 interventi di questo tipo. Il risultato è indubbiamente buono, anche se i capelli trapiantati sembrano un po' "da bambola".


L'intervento di "riduzione dello scalpo" consiste nell'asportare le aree di pelle calva nella zona superiore della testa (strisce larghe 3-4 centimetri e lunghe 10-12) e facendo avanzare aree ricche di capelli dalle regioni laterali verso il centro. È un intervento efficace che può essere ripetuto anche più volte. È possibile anche asportare lembi di pelle con capelli dalle zone laterali per impiantarle sulla fronte.


Il rovescio della medaglia: l'orientamento dei capelli impiantati non è sempre quello naturale. Dunque la persona è obbligata a cambiare pettinatura. Un'ultima tecnica è quella che fa uso dei cosiddetti «espansori cutanei». Si inseriscono delle vescichette di silicone sotto la cute in una zona in cui crescono ancora i capelli. L'estensore viene successivamente gonfiato dall'esterno. L'esuberanza di pelle provvista di capelli che così si forma viene asportata e impiantata per coprire le aree glabre.



Stress e ansia hanno una relazione diretta con la calvizie?


I risultati di due studi già pubblicati collegano la psiche con la perdita dei capelli. Nello studio più ampio, su 140 casi di alopecia ben il 35 per cento delle persone è risultato soffrire di disturbi depressivi o ansiosi. Anche se il disegno di questi studi non consente di stabilire una relazione causa-effetto.


La relazione tra psiche e perdita di capelli è suggerita da un'altra riceca dove è emerso che alcuni aspetti della personalità si associano a un maggiore rischio di alopecia arcata (perdita a chiazze).


Il primo è lo stile di attaccamento, un indice della qualità delle relazioni più strette. Chi ha la sensazione di poter ricevere aiuto e sostegno dalle figure affettivamente più importanti ha maggiori possibilità di ammortizzare lo stress.


Un altro aspetto è la «alexitimia», cioè la difficoltà a riconoscere e descrivere i propri stati d'animo. Chi ne soffre può avere difficoltà a comprendere cosa prova e quindi a trovare soluzioni alle situazioni di stress che così possono prolungarsi. Ma come si arriva dalla mente ai capelli? Gli stretti rapporti tra psiche e sistema immunitario. Si giustifica l'ipotesi di un coinvolgimento dei meccanismi autoimmuni, reazioni dell'organismo contro se stesso.



La calvizie ha un'origine genetica?


Si può dire che la perdita totale o parziale dei peli in tutto il corpo è determinata geneticamente. La calvizia comune (androgenetica) può passare di generazione in generazione dal padre (ma anche dalla madre) ai figli e si manifesta solo nel sesso maschile.


Probabilmente questo tipo di calvizie è provocato da un gene mutato, che attualmente non è ancora stato isolato. Esistono poi altri tipi di calvizie che sono la manifestazione di una patologia più complessa determinata da geni attivi nella crescita e nella differenziazione dei peli: sono note oltre 100 malattie genetiche che presentano tra i loro sintomi la perdita dei peli.


Il gene più comune di una forma di alopecia, che si manifesta con la completa assenza di peli, è localizzato sul cromosoma 8, è detto hairless ed è attivo nell'epidermide, nei follicoli piliferi e nel cervello. Mutazioni di tale gene causano non solo l'alopecia, ma anche problemi al sistema immunitario e una maggiore suscettibilità ai tumori cutanei.


In che direzione va la ricerca?


Tra un decina d’anni per la cura della alopecia androgenetica si farà ricorso a terapie oggi solo sognate. Infatti si avranno le conoscenze sufficienti per intervenire sul genoma umano. Per sconfiggere la calvizie basterebbe disattivare il gene che produce la 5-beta reduttasi, l'enzima che scatena la formazione del diidrotestosterone.


Il problema è che questo gene è presente nel 75 per cento delle persone con una capigliatura normale, visto che ha un'azione vitale anche per la formazione dei muscoli e delle corde vocali. Una pillola anticalvizie con questa proteina donerebbe una folta capigliatura ma rischierebbe di scombussolare il metabolismo del corpo umano.


A tal proposito si sta studiando il patrimonio genetico di 40mila persone in base ai geni conosciuti che possono dare disturbi alla produzione dei capelli, per capire come viene determinata la posizione dei follicoli sotto il cuoio capelluto.


Durante questo studio si è scoperto il gene sonic hedgehog. Impiantando questo gene nei topi s'è visto che il pelo ricominciava a crescere in maniera normale. Il problema della somministrazione della proteina prodotta da tale gene è che, se data in alte dosi, può generare tumori. Dunque lo sviluppo in questo senso va ancora approfondito.


Un'alternativa interessante è proposto da un altro studio la cui idea è quella di sviluppare contro il diidrotestosterone una molecola ami-senso, ovvero una molecola che, come la tessera di un puzzle, si incastri perfettamente nella molecola dell'ormone responsabile della calvizie bloccandone l'azione.


Il vantaggio di questa soluzione è che così non viene scombussolato il sistema ormonale complessivo del paziente. C'è però un problema: la quantità di molecole antisenso da somministrare sarebbe enorme, e costosissima. Questo perché i follicoli non agiscono tutti in maniera sincrona.


Una sostanza che farebbe funzionare i follicoli all'unisono in realtà esiste: è l'acido retinoico. Un farmaco che i medici prescrivono per lo più per sconfiggere l'acne seborroica. Per questo si sono sperimentate lozioni a base di acido retinoico su alcuni topi a cui aveva precedentemente impiantato cellule di follicoli estratte da alcuni dei suoi pazienti.


Il risultato è stato che la crescita del pelo è avvenuta e anche in maniera sincrona. Questa volta il rovescio della medaglia è che prima di arrivare a questo tipo di crescita i peli erano tutti caduti. Uno scotto che molti uomini non sarebbero disposti a pagare.



Si potrebbero donare anche i capelli?


Ultimamente si stanno studiando eventuali sviluppi della tecnica del trapianto. La parola d'ordine è clone follicolare. Dallo studio è emerso che determinate cellule di follicolo di un donatore sano, se trapiantate sulla testa calva di un paziente, possono rigenerarsi e svilupparsi fino a creare sulla testa del ricevente un nuovo ciclo di produzione del capello.


Il problema è che questa operazione comporta un dispendio enorme di energie: solo un follicolo trapiantato su 20 si mette poi a funzionare. In ogni caso questa è un'altra direzione giusta verso cui orientare la ricerca nei prossimi anni.

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