Una PCR alta ossia una proteina C reattiva alta è causata da un processo infiammatorio in corso nel nostro organismo. In questo caso parliamo dunque di una proteina di fase acuta. Solitamente si richiede l’analisi della proteina C reattiva, in concomitanza agli esiti della VES e della procalcitonina, proprio per indagare sull’eventuale presenza di un’infiammazione detta anche flogosi, che a sua volta può essere causata da un’infezione.
La proteina C-reattiva risulta alta, dunque, in caso di infiammazioni. Per la precisione, tra le principali cause di una PCR alta segnaliamo le infezioni batteriche, fungine o virali, le malattie che causano infiammazione di articolazioni e muscoli, disturbi autoimmuni o del sangue, tumori.
Attenzione però: il test per la proteina C reattiva non permette di giungere immediatamente a una diagnosi precisa, ma è certamente il primo passo per farci comprendere che il nostro corpo è stato colpito da un’infezione.
Il fegato produce la PCR, questa proteina di fase acuta, quando c’è un’infiammazione in atto. È a questo punto che si arriva a fare degli esami più approfonditi per saperne di più come VES, procalcitonina e presepsina, ovvero dei markers infiammatori.
L’esistenza della proteina C reattiva è simile ad altre proteine di fase acuta, ovvero la loro produzione avviene in presenza di stati infiammatori. Parliamo di:
· alfa e gamma globuline
· interleuchine
· l’aptoglobina che è una mucoproteina
· la proteina siero-amiloide
· una glicoproteina come il fibrinogeno e l’alfa1-antitripsina.
La produzione di PCR, per la precisione, avviene subito dopo la formazione di un’altra proteina che prende il nome di interleuchina e che viene rilasciata da cellule che si trovano nel sangue come i macrofagi.
Variabili i livelli di PCR che, in caso di alterazioni, possono arrivare a superare di molto i valori normali. Una corretta analisi, dunque, ci permetterà di capire se è in atto una infezione, ma anche di andare a monitorare patologie che hanno solitamente una durata più lunga nel tempo.
La vita della proteina C reattiva è legata a quella di un’altra proteina, la fosforilcolina, che fa parte della membrana plasmatica regolandone fluidità e permeabilità.
La PCR, possiamo affermare, è caratterizzata da un fenomeno di opsonizzazione che va ad agire su batteri e cellule già morte o con danni. Quando parliamo dell’azione di opsonizzare ci riferiamo al sottoporre i corpi batterici del sangue all'azione dell'opsonina e al permettere l’avvicinamento delle proteine del complemento. Inoltre, si ha la stimolazione della fagocitosi, ovvero l’assorbimento delle cellule o dei microrganismi opsonizzati da parte dei macrofagi.
La PCR, insomma, è un aspetto fondamentale del meccanismo che permette al nostro corpo di rispondere a un problema come un’infezione, una difficoltà dal punto di vista immunitario o un danno ischemico.
Scoprire di avere una PCR alta ossia una proteina C reattiva alta significa dover indagare su una possibile infezione batterica che probabilmente ci ha colpito, oppure su un problema ischemico come l’infarto miocardico, o malattie infiammatorie che si sono ormai cronicizzate.
È proprio come quando si scopre la VES alta: una PCR alta ci indica infatti la presenza di uno stato infiammatorio attivo.
Per una diagnosi precisa, però, occorre analizzare tutti i sintomi e i segnali, magari approfondendo il discorso con ulteriori analisi del sangue o radiografie per avere un quadro più chiaro della situazione.
Se c’è una infiammazione in atto, la proteina C reattiva aumenta i suoi valori dopo circa 6-12 ore dall’inizio del problema e raggiunge il picco entro le 48 ore. Quando la patologia si avvia verso la fine, la PCR torna a livelli normali al massimo entro due giorni.
Riscontrare una PCR alta ossia una la proteina C reattiva alta, nella maggior parte dei casi, è il campanello d’allarme per il nostro organismo colpito da stato infiammatorio. Dunque, siamo evidentemente soggetti a una infezione di qualsiasi genere con relativo rilascio di citochine, molecole proteiche, nel corpo.